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lunedì 30 agosto 2021

M 4

"Dopo ci prendiamo un attimo e parliamo", mi dici sereno.
"Mi pare giusto", rispondo sereno.

[lo stesso giorno]

M 3

Mi vergogno come un ladro, per non essere riusciti a parlare di persona, per il mezzo desueto, per le parole che una volta mi piacciono e l'altra no, ma scelgo il male minore bene maggiore: non voglio star male.
È l'una passata, ho provato ad aspettarti ma il freddo e il sonno sono troppi: ti lascio queste pagine davanti alla porta.

"Scusa la calligrafia, e anche un po' il contenuto."

 

domenica 29 agosto 2021

M 2

 Confini.

Distanze.

L'infinito che passa fra zero e uno, il niente e l'essere.

Basta un minimo di audacia, o spregiudicatezza (che non è poi così diversa) per superarli, e lo so bene. La sfida diverte, il risultato gratifica, e le delusioni sono rare.
Sta tutto nel dire "Non ho niente da perdere" e lanciarsi.

E se qualcosa da perdere c'è?

[lo stesso giorno]

M 1

Scrivere. Ecco, basta poco, un taccuino e una Bic nera. Basta poco, quando lo fai per gli altri: un minimo di fantasia, qualche trucchetto accattivante, e sei a cavallo. Ma farlo per me stesso, Dio da quanto non lo facevo, è diventato spiazzante. Mettersi a cuore nudo, mettere in fila i pensieri, i sentimenti, le paure - e per farlo bisogna osservarli e dargli un nome - non ci ero più abituato.
Ma se da qualche parte bisogna pur iniziare, togliti sto dente Grì, e dillo.

Ho preso una cotta. Una sbandata, una infatuazione, come non mi accadeva da anni, ed è partita troppo in fretta la bilancia che oscilla tra il pesare gesti affettuosi non dovuti, e segnali che sanno di cortese distacco.

Anche capirsi tra persone a volte richiede di comunicare a cuore nudo, e quanto è difficile a volte!, e allora scrivere, di nuovo, vedere le parole per capirle, io per primo, ché oltre la sequenza convenzionale di lettere, segni e suoni, c'è il significato, e con quello bisogna fare i conti.
E facciamolo allora: scrivere i pensieri, scrivere le parole, soprattutto quelle non dette.

- M., sarebbe (stato?) bello dormirci addosso. 

- Mi piaci. Di corpo, di testa, di come pensi, di quello che dici e quello che non dici ma che ti lascia un'ombra diversa nello sguardo di uno dei tanti selfie su Instagram. Mi piaci, e più di quello che temevo, e anche con questo devo fare i conti. Con uno smuoversi dentro che avevo rimosso e che mi pare di non saper più gestire, e mi rende impacciato e imbranato come un ragazzino, e come un karma, più penso a questa cosa e più si concretizza.

- Dimmelo. Dimmelo chiaramente e non ci pensiamo più. Dimmelo che non ti piaccio per fisico, età, esperienze, o magari proprio per via di questa imbranatagine del cazzo che di certo non è sexy.
Dimmelo, che "non è il caso", per un trilione di motivi tuoi, miei o altri ancora. Dimmelo, ma tienimi abbracciato un giorno di fila.

 

 

Forse la lista delle cose da dire non è finita, ma un attimo l'emozione mi ha vinto, è scesa qualche goccia a rigarmi il viso; curioso, per quanto mi sentivo arido prima, magari un po' d'acqua, seppur salata, può portare vita ugualmente. E magari può far bene rieducarmi a vivere le emozioni, e quale tempo migliore per farlo, se non ora, lontano dal tran tran quotidiano che tutto macina e poco lascia?

Passa F. a chiamarti per aiutarlo con le colazioni. Qualche istante ed esci.
Un pollice alzato a dire: "Tutto ok, dormito bene?".
"Sì."
A domanda rispondo. Sembra facile.
Ma bastano pochi secondi - comunque troppi - per rendermi conto di quante cose non dette possono esserci in due stupidissime lettere pronunciate meccanicamente. Qualcosa tipo: "Sì, ho dormito bene, ma stranamente meno del previsto. Davvero, non turbato [il sonno],  ma stranamente poco. Fermati un attimo, anche se so che hai da fare." Fermati, ché vorrei notassi che scrivo, e vorrei farti leggere, ma non ora.

"Sì."
Risposta veloce, semplice, pronunciata con cordialità ma che se non è seguita da nient'altro diventa distacco, e appunto quanto non-detto, quante supposizioni vere o infondate si nascondono, inscatolate dentro due lettere che a rivederle sono diventate banali e insufficienti.
Fingere può essere facile, se fatto consapevolmente, anche lì bastano alcuni trucchetti e il gioco è fatto. Come Pollicino, fai una strada, e se necessario, sai come farla a ritroso. Ma quando fingi inconsapevolmente, quando il dare per scontato, la supposizione appunto, costruisce torri e schermi fino a dire banalità col pilota automatico, e anzi ti allontanano da quello che vorresti, ecco, quelle cose lì come si smontano?
Suona la sveglia del telefono.
Colazione.
Pausa.