M 4
"Dopo ci prendiamo un attimo e parliamo", mi dici sereno.
"Mi pare giusto", rispondo sereno.
"Dopo ci prendiamo un attimo e parliamo", mi dici sereno.
"Mi pare giusto", rispondo sereno.
scritto da grig-io il blogorroico
alle
08:00
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Mi vergogno come un ladro, per non essere riusciti a parlare di persona, per il mezzo desueto, per le parole che una volta mi piacciono e l'altra no, ma scelgo il male minore bene maggiore: non voglio star male.
È l'una passata, ho provato ad aspettarti ma il freddo e il sonno sono troppi: ti lascio queste pagine davanti alla porta.
"Scusa la calligrafia, e anche un po' il contenuto."
scritto da grig-io il blogorroico
alle
01:30
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Confini.
Distanze.
L'infinito che passa fra zero e uno, il niente e l'essere.
Basta un minimo di audacia, o spregiudicatezza (che non è poi così diversa) per superarli, e lo so bene. La sfida diverte, il risultato gratifica, e le delusioni sono rare.
Sta tutto nel dire "Non ho niente da perdere" e lanciarsi.
E se qualcosa da perdere c'è?
scritto da grig-io il blogorroico
alle
16:30
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Scrivere. Ecco, basta poco, un taccuino e una Bic nera. Basta poco, quando lo fai per gli altri: un minimo di fantasia, qualche trucchetto accattivante, e sei a cavallo. Ma farlo per me stesso, Dio da quanto non lo facevo, è diventato spiazzante. Mettersi a cuore nudo, mettere in fila i pensieri, i sentimenti, le paure - e per farlo bisogna osservarli e dargli un nome - non ci ero più abituato.
Ma se da qualche parte bisogna pur iniziare, togliti sto dente Grì, e dillo.
Ho preso una cotta. Una sbandata, una infatuazione, come non mi accadeva da anni, ed è partita troppo in fretta la bilancia che oscilla tra il pesare gesti affettuosi non dovuti, e segnali che sanno di cortese distacco.
Anche capirsi tra persone a volte richiede di comunicare a cuore nudo, e quanto è difficile a volte!, e allora scrivere, di nuovo, vedere le parole per capirle, io per primo, ché oltre la sequenza convenzionale di lettere, segni e suoni, c'è il significato, e con quello bisogna fare i conti.
E facciamolo allora: scrivere i pensieri, scrivere le parole, soprattutto quelle non dette.
- M., sarebbe (stato?) bello dormirci addosso.
- Mi piaci. Di corpo, di testa, di come pensi, di quello che dici e quello che non dici ma che ti lascia un'ombra diversa nello sguardo di uno dei tanti selfie su Instagram. Mi piaci, e più di quello che temevo, e anche con questo devo fare i conti. Con uno smuoversi dentro che avevo rimosso e che mi pare di non saper più gestire, e mi rende impacciato e imbranato come un ragazzino, e come un karma, più penso a questa cosa e più si concretizza.
- Dimmelo. Dimmelo chiaramente e non ci pensiamo più. Dimmelo che non ti piaccio per fisico, età, esperienze, o magari proprio per via di questa imbranatagine del cazzo che di certo non è sexy.
Dimmelo, che "non è il caso", per un trilione di motivi tuoi, miei o altri ancora. Dimmelo, ma tienimi abbracciato un giorno di fila.
Forse la lista delle cose da dire non è finita, ma un attimo l'emozione mi ha vinto, è scesa qualche goccia a rigarmi il viso; curioso, per quanto mi sentivo arido prima, magari un po' d'acqua, seppur salata, può portare vita ugualmente. E magari può far bene rieducarmi a vivere le emozioni, e quale tempo migliore per farlo, se non ora, lontano dal tran tran quotidiano che tutto macina e poco lascia?
Passa F. a chiamarti per aiutarlo con le colazioni. Qualche istante ed esci.
Un pollice alzato a dire: "Tutto ok, dormito bene?".
"Sì."
A domanda rispondo. Sembra facile.
Ma bastano pochi secondi - comunque troppi - per rendermi conto di quante cose non dette possono esserci in due stupidissime lettere pronunciate meccanicamente. Qualcosa tipo: "Sì, ho dormito bene, ma stranamente meno del previsto. Davvero, non turbato [il sonno], ma stranamente poco. Fermati un attimo, anche se so che hai da fare." Fermati, ché vorrei notassi che scrivo, e vorrei farti leggere, ma non ora.
"Sì."
Risposta veloce, semplice, pronunciata con cordialità ma che se non è seguita da nient'altro diventa distacco, e appunto quanto non-detto, quante supposizioni vere o infondate si nascondono, inscatolate dentro due lettere che a rivederle sono diventate banali e insufficienti.
Fingere può essere facile, se fatto consapevolmente, anche lì bastano alcuni trucchetti e il gioco è fatto. Come Pollicino, fai una strada, e se necessario, sai come farla a ritroso. Ma quando fingi inconsapevolmente, quando il dare per scontato, la supposizione appunto, costruisce torri e schermi fino a dire banalità col pilota automatico, e anzi ti allontanano da quello che vorresti, ecco, quelle cose lì come si smontano?
Suona la sveglia del telefono.
Colazione.
Pausa.
scritto da grig-io il blogorroico
alle
08:00
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(in ordine assolutamente casuale) |
prologo: se ti dedico questa, vuol dire che già anche solo alcune parole, uno sguardo o semplicemente tu hanno fatto sì che io decidessi di poterti dare tutto per noi. Ma ti prego:
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una giornata di brutta vita, che è anche un giorno brutto per morire;
uno step oltre l'ying yang: bianco e nero esistono entrambi, ma possono coesistere solo nell'uomo, e si pareggiano solo raramente e/o per breve tempo; |
il pronunciare il nome di un'azienda anteponendoci l'articolo determinativo (se poi è "la", non rispondo di me); |
la veracità di Anna Magnani, la tenerezza che non può non suscitare Giulietta Masina, il fascino sofisticato di Monica Vitti con l'acconciatura complessa, l'amore di Anouk Aimée (specie quando è popolana di Vermeer e donna moderna in 8½); |
grig-io. il blogorroico? Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001. E se rifanno qualche ddl a proposito emigro. |