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martedì 15 gennaio 2008

Non mi piacciono le catene via e-mail

e questo, non l'ho mai detto, ma si può facilmente intuire, anche perché credo che non piacciano allo 0% dei blogger che non utilizza GIF glitter e minchiate varie nel proprio spazio.
Ma dacché catene mi arrivano, una letta, anche veloce e più che distratta, gliela dò.
E la cosa si fa un po' confusionaria.
Perché non è del tutto tutto la classica email catena lagnosa.
Tipo, è infestata di disegnini di Winnie Pooh, ma non del peggior tipo.

e qua apriamo una parentesi: checché se ne dica, Winnie Pooh non è melenso a priori.
Fino a cinque, dieci anni fa, erano semplici storie per bambini piccoli, e andando alle sue origini, erano semplici storie per bambini piccoli, e di che calibro!
Queste (1, 2, 3, 4) sono delle immagini del primissimo Winnie Pooh e trovo che siano a dir poco fantastiche, con questo gusto country britannico che sa di passato ("passato" come sostantivo, non come participio passato) ma così evergreen che potrebbe essere quasi (e qua la sparo veramente grossa) un'arcadia.
Poi c'è il Winnie Pooh più propriamente disneyano, che trasforma forse anche radicalmente l'orsacchiotto di pezza ideato da Alan Alexander Milne. Ma ciò che ne esce non è male, comunque: una volta mi è capitato per puro caso di vedere un cartone animato di Winnie the Pooh non so quanto datato, e sono rimasto incantato dalla genuinità del disegno, dalla vitalità e la passione che veniva fuori già solo dalla tecnica: quel tratto modulato e guizzante come di una matita (1, 2, 3) che ad oggi si potrebbe ritrovare giusto in qualche vecchio classico tipo "La spada nella roccia", "Robin Hood" e mi pare anche "La carica dei 101".
Certo poi che le storie di Winnie Pooh sono storie per bambini piccoli, e come tali vanno considerate.
Dopodiché, una produzione appena più bassa, con un minor senso di artigianalità, ma comunque buona.
Poi (quel "poi" va letto con tono molto grave),
c'è il Winnie Pooh disneyano di oggi.
In cui la figura di Winnie the Pooh è diventata giusto un grassoccio ottuso americano (ma in pubblico non lo si può apostrofare in tale modo sennò passi per razzista, e allora lo chiamerò "diversamente abile"), e quella di Tigro, un fighetto con la puzza sotto il naso.
Giusto per dirne due.
All'immagine archetipica tragicamente aggiornata, poi va aggiunta la produzione vera e propria: i cartoni animati sono diventati delle bestialità senz'anima (e guardando questa immagine, dimmi tu se Winnie Pooh non è un fesso, con quella faccia da ebete, e Tigro un fighetto - e che c'entra quella bambina tipicamente americana lì in mezzo??), e il merchandising ha trasformato tutto il bosco dei Cento Acri in una macchina da soldi che fa leva su un coinvolgimento emotivo perverso per cui un orsetto è più dolce se fa la checchetta o se è un incrocio con The Elephant Man.


Dicevo, la cosa si fa un po' confusionaria, perché non è del tutto tutto la classica email catena lagnosa: l'allegato dell'email-catena è infestato di disegnini di Winnie Pooh, ma non del peggior tipo, e non ci sono solo frasi fatte.
Nella fattispecie:

Impara dagli errori degli altri, non puoi vivere abbastanza a lungo da farli tutti tu.

E addirittura c'è da rifletterci un attimo, prima di afferrarla.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La parentesi su Winnie è davvero notevole. Ricordo che li lessi da bambini i libri dell'orsetto, e in effetti non hanno nulla ma nulla a che fare con ciò che siamo abituati a veder tatuato su quaderni o zaini adesso.

prostata ha detto...

Io confesso un pregiudizio ideologico duro a perire nei confronti di quest'onnipresente orsetto un po' ricchione, diciamocelo.