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Ma è bello quando succede.
Perdersi così.
Rimanere estasiato di fronte a Luisa di 8 ½ (Anouk Aimee), e alla moglie vocata vermeeriana che sa contrapporre alla donna moderna.
E poi così, per caso, per analogia fisica, ripensare alla artista, l'artista vera, e vorticosa, e reinnamorarmene. Di lei, della sua sfuggevolezza, della sua vorticosità, della sua amabilità anche se forse non saprebbe amare. Anche se a volte penso che ora possa essere diventata giusto una piccola mercenaria infelice.
E infine, l'istantanea. La pallina di gelato mezza sciolta che scivola e accelera nel rigagnolo, a un metro, forse uno e mezzo, dal chiusino.
Sull'ocra ingrigito di paese medievale, una minima scia di rosa fluo e bianco: la consapevolezza di essere arrivato nel posto giusto al momento giusto. E occhio avido si imperna sull'oggetto seguendone e sorpassandone il movimento in una carrellata da camera a mano.
Che, come ogni buona inquadratura, non dura più di due/tre secondi.
E volto la testa proprio prima che fragola e vaniglia cadano nella fogna.
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