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domenica 21 maggio 2006

citazione

Non è che la cultura pop sia di per sé malvagia o che non abbia nulla di buono da offrire. Ma essa generalmente si adopera per dare alla gente ciò che essa vuole sentire, a prescindere dalla verità. - Carl Olson

già si dovrebbe capire di suo, ma io per chiarezza aggiungerei che, proprio perché la cultura pop dà alla gente ciò che essa vuole sentire, la gente è appagata e, pur di mantenere questo stato, prende a prescindere dall'oggettività, e la proposta della cultura pop viene impropriamente innalzata a realtà.
Non ci avevo mai pensato molto a fondo, e leggere questa frase è stato un'apertura mentale immensa, come tirare via i tendaggi di velluto dal finestrone di una sala buia.
Perché tra l'altro questo è un meccanismo che accade in moltissimi ambiti nei più disparati contesti: così molti sciocchi vengono convinti che pagare cento euro - o anche il doppio - per un paio di jeans qualunquisti, o per una maglia di cui effettivamente non hanno bisogno, non sia farsi derubare; così molti sciocchi non vogliono sapere che il Priorato di Sion è stato fondato intorno agli anni Cinquanta da un elettricista o idraulico o giù di lì.

Per chi non l'ha letto, l'ultima frase era un riferimento al Codice Da Vinci. La citazione infatti è tratta da un'intervista riguardo alle magagne scritte nel best seller, da eMule ho scaricato qualche file testuale serio che intende smontare Dan Brown.
Tra l'altro, due nuovi motivi per cui non si può dire "è solo un romanzo".
1. Anche "I promessi sposi" per alcuni potrebbero essere "solo un romanzo", ma è universalmente risaputo che l'opera massima di Manzoni era una metafora della situazione norditaliana del periodo traslata di un paio di secoli addietro.
2.
Se lo scenario fosse un altro e il romanzo non fosse Il Codice da Vinci, ma avesse per protagonista il principe Siddharta e raccontasse un’altra storia, quella del Buddha, che dopo l’illuminazione, non ha condotto la vita di castità che gli si attribuisce, ma ha avuto moglie e figli. Che la comunità buddhista dopo la sua morte ha violato i diritti della moglie, che avrebbe dovuto essere la sua erede. Che per nascondere questa verità i buddhisti nel corso della loro storia hanno assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che un santo buddhista scomparso da pochi anni - che so, un Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966) - era in realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Dalai Lama e altre autorità del buddhismo internazionale operano per mantenere le menzogne sul Buddha servendosi di qualunque mezzo, compreso l’omicidio. Certamente l’atteggiamento verso un romanzo del genere sarebbe ben diverso da quello registrato verso Il Codice da Vinci. Autorità di tutte le religioni denuncerebbero l’odiosa mistificazione anti-buddhista e l’incitamento allo scontro fra le religioni. In diversi paesi la sua pubblicazione sicuramente sarebbe vietata, fra gli applausi della stampa. Le case cinematografiche, cui fosse proposta una versione per il grande schermo, caccerebbero a pedate l’autore, considerando l’intero progetto uno scherzo di cattivo gusto. E Ron Howard, Richard Gere e Tom Hanks sarebbero in prima linea a sottoscrivere appelli per il Dalai Lama offeso, vilipeso e tradito nella sua fede e a raccogliere fondi per finanziare campagne in suo favore. Questa certamente sarebbe la reazione di fronte a uno scenario del genere. E sarebbe la reazione giusta e condivisibile. Ma perché quando è la Chiesa Cattolica al centro della diffamazione le cose cambiano totalmente? Come è stato correttamente osservato dallo storico e sociologo americano Philip Jenkins, il successo di questo mediocrissimo prodotto letterario è solo un’altra prova del fatto che l’anti-cattolicesimo è “l’ultimo pregiudizio accettabile” (è il titolo di un libro di Jenkins: The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, New York 2003). - Nunzio Primavera
Questo scritto di tale Nunzio Primavera esprime molto meglio di quanto non avessi potuto fare io un pensiero molto simile. Anche se il leggere a fondo pagina "Ufficio Informazioni dell'Opus Dei" - dizione presente anche nell'intervista a tale Carl Orson - mi ha un po' inquietato.
Vabbè, c'è di peggio.
tipo, capire (o ammettere a me stesso) che i locali sotto quell'insegna Dianetics sono una sede di Scientology vera e propria.
O vedere il Vangelo di Giuda sulla vetrina di una qualunque libreria laica. Con il titolo stampato color oro laminato (e la copertina in generale) stile romanzo best seller stracommerciale.
La finzione passa per realtà, la realtà viene patinata da finzione (non è soltanto il Vangelo di Giuda, è lo stesso meccanismo delle fiction che ricostruiscono le vite di personaggi realmente esistiti), la devozione sorpassa e socialmente vince e uccide la fede. Io stesso non riesco a non razzolare bene come predicherei a me medesimo.
Ci vorrebbe una frase conclusiva: o fatalista tragica, o speranzosa nonostante tutto. Ma non ne trovo nessuna, e le due alternative sono scontate.
Frase che non è un finale ma dovevo dirla: spero di non passare per un frustrato del cazzo.

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