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domenica 22 novembre 2009

tu guarda come siamo strani

pomeriggio di insofferenza, invece, oggi, di un sudoku che non vuol saperne di farsi risolvere, di incaponimento e di malsopportazione di familiari e televisore che sembrano giusto ostacolare la concentrazione; pomeriggio di scazzo e accidia, sembra.

[lo stesso giorno]

[senza titolo]

colonna sonora: Squander (qua una versione appena diversa altrettanto valida)
In auto.
Quello che mi piace chiamare tra me e me "il tetto della città", che comunque tetto non è, e neppure si vedono i filari di lampioni più in basso, dove dorme la zona commerciale, lì nascosta alla vista da qualche villa e accorpamento d'alberi; un parcheggio isolato, un luogo piuttosto losco sebbene illuminato, il luogo dove più spesso mi vedo con amico? per chiarirci e/o discutere.
Inversione nel parcheggio per godermi la zona commerciale dall'alto.
E poi passarci in mezzo, le luci color pesca, la strada quasi deserta, quel vago percepirla come uno di quei centri estranei senza capo né coda, che attraversi durante un viaggio dopo il calar del sole e che sembrano star lì, indifferenti e indifferenziabili, giusto per dare una parvenza di civiltà, giusto per non farti sentire in mezzo al nulla fisico.
La stazione di servizio così sospesa che sembra un Hopper in notturna.
La zona industriale, e quel punto particolare in cui da lontano si vedono i lampioni color pesca disporsi ritmicamente, rompendo il reticolato con la prospettiva.
Squander.
Una canzone da luci di notte. Un po' natalizia, con questa chitarra dolcemente malinconica, o forse più malinconicamente dolce, che è disillusa di suo ma al contempo ti coccola e ti avvolge.
Una serata niente di che che diventa una bella serata.
E una bella sensazione di sentirmi amato nonostante tutto.

domenica 8 novembre 2009

[senza titolo]

Da solo, una sigaretta nel parcheggio strategico abituale in centro (o perlomeno, ex parcheggio strategico abituale in centro), la canzone di ieri sera in sottofondo, il ciano scuro fluorescente del cielo al dopocrepuscolo che sembra copincollato come sfondo alla città malamente illuminata.

[lo stesso giorno]

[senza titolo]

Lo faranno, un film sulla mia vita, e qualcuno non mancherà di inserire una scena.

Uno che parla; uno che tace.
Una piccola utilitaria che si allontana lungo il viale dov'è casa di amico-punto-interrogativo [così va letto].
Il tempo di partire, quaranta chilometri orari, trenta, venti.
Una ballata rock-molto-melodico in sottofondo.Venti chilometri all'ora.
Il mio profilo destro alla guida, e flashback di quando lungo quegli stessi metri di quello stesso viale, nella stessa piccola utilitaria, mi allontanavo da casa di amico-punto-interrogativo con un urlo.
Venti chilometri all'ora. Una ballata rock-molto-melodico in sottofondo. Medio,basso volume.
Finisce il viale, il piccolo svirgolare a serpentina per imboccare la vietta. Oltre, la strada principale. Trenta, quaranta chilometri all'ora. Continuare a pensarci. La ballata scorre, sembra adagiarsi e accompagnare il pensiero. Rimbombi. Il piede di colpo affonda sul pedale dell'acceleratore. Un piccolo delay nel sentire il motore e il movimento. Tumulto. Il volume sale di botto, emula un crescendo che non c'è. Un albore di ritornello. Urlo.
Cut.
E perché no, titoli di coda.