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martedì 4 agosto 2009

ho perso quasi due mesi, non mi sono perso quasi niente

l'8 giugno scorso è uscito il nuovo album dei Placebo, "Battle for the sun".
Chiamali pregiudizi, chiamali come ti pare, ma se in un gruppo tipicamente english (1 - è ovvio che non si parla di britpop, con rispetto parlando; 2 - la loro inglesità è/era nell'attitudine, non nella nazionalità) come sostituto di un gentleman entra un californiano (Stati Uniti vs Europa, già ne ho parlato troppo in altre occasioni) che pare un Crazy Town venuto male (e già gli orginali non mi stanno molto a genio), con qualche indiscussa influenza emo, e dieci/quindici anni più piccolo degli altri, già c'è qualcosa che puzza.
Figuriamoci quando ascolti che ha coinvolto, travolto e stravolto i restanti due il gruppo.
Inoltre, forse un'autoproduzione sarebbe stata più azzeccata in un momento di maggiore stabilità (nel senso: con un certo stile distinguibile - sempre che non sia manierismo di comodo - vabbè che per una major sei più appetibile, ma puoi essere anche più sicuro di te stesso), ma di sicuro non gli ha giovato sul piano di immagine in senso letterale: la copertina dell'album non è un granché, per quello a cui mi aveva abituato l'artwork degli ultimi anni.

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