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giovedì 29 novembre 2007

visto per caso in libreria, e mi sono ricordato di parlarne

Don Sante Sguotti, "Il mio amore non è peccato", Mondadori, collana "Ingrandimenti", 13.00 euro.


dunque.
già la copertina è polemica, o tentativo di traviamento, o presunzione; di sicuro, calcolo.
Non tutti sanno che l'ordinazione sacerdotale non si può sciogliere, e quindi, un prete che per qualsiasi motivo voglia smettere la "professione", anche senza paramenti sempre prete resta.
Ma che uno che ha dichiaratamente smesso l'abito talare in favore della vita di coppia poi si vada a fregiare dell'appellativo di Don e del colletto bianco rigido, bè, la cosa mi stride assai.
Specie se penso che questi segni formali possono avere un grande valore suggestivo sul lettore medio che è autorizzato a credere: "mostrandosi come uomo di Chiesa, non può non mostrare (almeno verbalmente) quei valori". E qui l'inghippo.

ma il top è la quarta di copertina.
Cito a memoria, ma su per giù le parole sono quelle:
"Anche posto che Gesù avesse avuto un figlio e una moglie, il suo messaggio cambierebbe?"
Ed ecco che quasi mi va a scomodare Dan Brown, che ero quasi riuscito a rimuoverlo.
Ora, io non ho assolutamente i mezzi per fare un discorso teologico, e non mi ci addentro affatto. Mi limito solo a dire che il messaggio cristiano parla di un amore fraterno, che è completamente sghembo a quello sponsale: i due non si escludono direttamente, ma viene da sé che un non-sposato sia più portato ad un amore universale ed incondizionato. Vuoi per questo motivo, vuoi per imposizioni della Chiesa secolare, vuoi per cause varie ed eventuali, giuste o sbagliate che siano, fatto sta che, ad oggi, le regole del gioco sono queste. Ed essendo chiare da sempre a chi vuole dedicarsi alla vita sacerdotale, tentare di cambiarle per giustificare il proprio errore è quantomeno patetico.

Mi viene da pensare a quella storia di qualche anno fa, di un certo monsignor Emmanuel Milingo; storia dai toni decisamente più forti (se si esclude la forte possibilità che Don Sante sia il padre genetico del figlio che la sua compagna ha avuto), ma l'opionione pubblica sembrava molto diversa..

2 commenti:

rainbowsparks ha detto...

Non voglio essere polemica Grì, credimi, ma sai anche che in questo frangente può essere che le nostre idee divergano un pochino...e non c'è niente di male, tra l'altro, in questo.
Io credo che Dio ci ha creati anche con un corpo, più specificatamente, con delle pulsioni...e non sono semplicemente procreative, attraverso l'amore si riesce a comprendere meglio il creato e il suo senso...te lo dice una che l'amore lo cerca, ma si sente abbastanza condannata a non raggiungerlo mai.
Questo per dire, che se un prete potesse sposarsi, chiaramente secondo i vincoli della Chiesa a cui appartiene, con una donna, e vivere l'amore terreno, credo che sarebbe soltanto più "dentro" la sua missione di Uomo che comunica con Dio, parlandogli di tutto ciò che c'è su questa terra: amore, dolore, sangue e varie amenità del genere..
chiaramente, le regole del gioco per ora sono altre, bisogna sottostarvici, se no esisono chiese (prendi quella valdese, per dire) che hanno precetti lievemente diversi da questo punto di vista.

grig-io il blogorroico ha detto...

tranquillissima, capisco che non è polemica: non volevo scendere nel merito di questioni del tipo "è giusto che preti e suore cattolici non possano sposarsi?", o "è giusto che una suora cattolica non possa celebrare?" etc. perché io stesso non conosco bene né le motivazioni ufficiali né quelle ufficiose, e quindi non posso permettermi di dare un giudizio, né in positivo né in negativo. Però, giuste o sbagliate che siano queste "regole", a quelle deve (dovrebbe) sottostare un religioso cattolico; non è affatto detto che saranno statuarie nei millenni, ma volerle cambiare dopo aver sbagliato, mi è sembrato un tantinello comodo, quasi un volersi giustificare. Errare è umano, ed io in prima persona avrei da dirne sulle pulsioni; la cosa si può risolvere rispolverando il "modello di riferimento" autentico, o anche cambiandolo del tutto; ma rimpastandolo, non saprei.