___email, Skype e Live Messenger: grig-io [at] libero.it; NOTA: SE MI AGGIUNGI COME CONTATTO SKYPE, AVVERTIMI: non avendo nessun contatto, mi connetto molto di rado ;)

domenica 29 gennaio 2006

pensieri ramificati frattali..

volevo ritrovare una frase de "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera da porre come titolo del post, ma la cosa ha richiesto più tempo del previsto.
Ho cercato la frase di Kundera in pagine pescate a caso dal libro. Non l'ho trovata.
Ho cercato la frase di Kundera tra la raccolta di citazioni, frasi mie, ricordi cartacei. Non l'ho trovata.
Ma mi è capitato tra le mani un fogliettino con una dedica del mio Amico, quello di cui avevo detto: «Colui che mi chiamava "fratellino" prima ancora di ricordarsi il mio nome, che, a quanto pare, da qui in avanti dovrà sbiadire la sua presenza sulla mia vita». il bigliettino diceva: «Ciao, fai il bravo». e fa un effetto strano leggerlo ora che so che dovrà partire; fa un effetto ancor più strano dal momento che non mi ricordo minimamente da dove è spuntato fuori quel bigliettino, né l'occasione in cui può averlo scritto. L'unico mezzo ricordo che ho, è che sicuramente gli avrò risposto qualcosa tipo: «Spero di essere bravo, non fare il bravo». Non mi piacciono certi luoghi comuni verbali. Come "fare l'amore" è un'espressione che non vorrei utilizzare mai. sia ben chiaro che l'amore è il sentimento, l'atto fisico si chiama sesso. e la parola "sesso" non ha assolutamente una valenza negativa, come invece erroneamente la nostra società o educatori inadatti ci hanno portato a pensare.
Non so perché ma l'espressione "fare l'amore" la potrei passare giusto a Battiato, e comunque solo come licenza poetica. Forse perché l'ultima canzone di Jovanotti che passa la radio utilizza quell'espressione in una frase dalla melodia che mi ricorda molto Battiato (non è un complimento, è mancanza di originalità).
Ho cercato la frase di Kundera in giro per internet. Non l'ho trovata.
Ma ho trovato quest'altro stralcio a dir poco stupendo.
La debolezza, il non sapere cosa volere,
l'insoddisfazione assoluta dell'uomo moderno
che tanto mi affascinano, resi direi alla perfezione.

Tereza sentiva che il coraggio le stava sfuggendo. Era disperata per la sua debolezza ma non riusciva a dominarla. Disse: " Ma non è mio desiderio".
L'uomo abbassò immediatamente la canna del fucile e disse, molto tranquillo: "Se non è suo desiderio noi non possiamo farlo. Non ne abbiamo il diritto".
E la sua voce era gentile, come se si scusasse con Tereza di non poterla uccidere se non era lei stessa a desiderarlo.
Quella gentilezza le spezzava il cuore: voltò il viso verso la corteccia dell'albero e scoppiò a piangere.

Ho cercato di nuovo la frase di Kundera nel libro. L'ho trovata. ed era praticamente come me la ricordavo (d'oh!):

ma il mondo era così brutto che nessuno aveva voglia di risorgere dai morti
.

la volevo come titolo perché mi richiamava lo stesso carattere sobrio e al tempo stesso apocalittico di una cosa che ho pensato oggi guardando il telegiornale. Vedendo le due colombe appena liberate dal Papa rientrare nello studio del pontefice, ho pensato come la pace sia accolta dal mondo solo con freddo, e come quindi sia naturale che non voglia più andarci.

giovedì 26 gennaio 2006

ieri sera pensavo.. (a volte capita, poi smetto..)

ieri sera pensavo che sarebbe bello trovare una ragazza (nel senso, la ragazza) perché mi ha conosciuto tramite il blog. Non mi dilungo sulla comodità opportunista infame del fatto che non dovrei mettermi a dirle tutto quello che dovrebbe sapere (già molto è scritto qua). Dicevo, sarebbe bello perché, se effettivamente sono strano*, leggendo, mi capirebbe più a fondo, e la sua accoglienza nei miei confronti potrebbe essere più autentica.

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*non voglio fare la parte del bello (bello????) e dannato che se la tira, è che scrivere post come "a volte mi rendo conto che.." o "Non ho tempo per venire a giocare" non mi pare troppo normale...

mercoledì 25 gennaio 2006

autoreferenze e indicizzazioni...

se cerchi grig-io con Google, non so per quale arcano mistero del codice HTML, il trattino sparisce e trovi risultati apparentemente identici a quelli che avresti cercando grigio.
Dico apparentemente perché i risultati contengono solo la parola grigio unita, eppure
1) nella pagina compare il consiglio Forse cercavi: grigio
2) i risultati per grig-io sono circa un milione più dei risultati per grigio!!!
comunque, per trovarmi, bisogna cercare "grig-io" ,"grig io" oppure grig io.
la prima pagina di risultati per tutte e tre le ricerche è relativamente confortante: 7 link su 10 mi riguardano!
peccato che il link diretto a questo blog sia, per le ricerche "grig-io" e "grig io" , il terzultimo risultato (anche se sono solo due pagine); e per la ricerca grig io è a pagina cinquantasette.
Il 57 è un numero che mi è sempre piaciuto (non so perché, non ha nessun significato particolare nella mia vita), ma non lo dico per fare lo splendido, anzi, mi aspettavo qualcosa di meglio dal momento che Blogger è imparentato con Google...

EDIT: su Yahoo sono il primo risultato per le ricerche grig-io e grig io con e senza virgolette!!

martedì 24 gennaio 2006

a volte mi rendo conto che..

troppo spesso do cose per scontato.. cose importanti.
come il senso della vista.
spesso da sveglio vedo distrattamente, e mi rendo conto di quanto questo è grave quando mi fermo e realizzo che non ricordo quello che c'era due metri prima, o perlomeno, non ricordo di averlo osservato. devo ripensare a quello che ho fatto anche un attimo prima per rendermi conto di quello che potrei aver visto, e certo non è un ricordo visivo autentico.
come quando, aspettando di addormentarmi, la mia mente immagina immagini che non mi fanno rendere conto che ad occhi chiusi dovrei vedere solo nero.
è come far morire ciò che è intorno: se già conoscevi quel qualcosa, esso diventa uno stereotipo nella tua mente, un'idea, un immaginario che tende ad assolutizzarsi e a non cercare più un legame con la realtà; se non conoscevi quello che vedi, esso non vale nemmeno come una comparsa sulla scena della tua vita; perché le comparse, anche se non hanno fatto assolutamente niente di importante nella tua vita, l'hanno sempre tangiuta (al participio passato suona proprio male, ma non c'è un verbo migliore di tangere in questo contesto) e sono quelle cose che possono da un momento all'altro tornarti in mente senza un senso; ma sai che comunque ci sono state.
Non osservare una cosa nuova ai tuoi occhi è abortirla, negarle il diritto alla vita.
e a questo punto sarebbe meglio non avere diritto alla vista.

sabato 21 gennaio 2006

-

parlerei delle delusioni che mi dà il mio amico, quello che, isolato e incomunicante, a mezzo metro dal televisore, dava le spalle ai suoi amici e tutto il resto di sé al Grande Fratello cui si è abbonato (tra l'altro, quest'anno più che mai sembrano tutte facce qualunque, il n u l l a autocelebrativo)
parlei dell'altro, Colui che mi chiamava "fratellino" prima ancora di ricordarsi il mio nome, che, a quanto pare, da qui in avanti dovrà sbiadire la sua presenza sulla mia vita
parlerei delle immagini e delle voci che compaiono nel retro della mia mente
ne parlerei, ma non ora.
perché oggi mi sono ricordato di quanto ami la malinconia di una giornata assolata d'inverno.
la luce forte e fastidiosa agli occhi. tagliata dalle ombre lunghe e nere del pomeriggio. la sottile delusione di non sentire il caldo che ti aspetti.
immagino questo, su un lungomare senza chioschi e deserto - solo un ragazzo con un maglioncino, seduto sui sassi o sul muretto. è "Grazie" dei Marlene Kuntz.
come "Seagull surf" degli Shandon, che suona pulp ma non mi toglierà certo dalla testa una giornata di fine estate. stesse luci. stesse ombre. lo stesso caldo che non ti puoi permettere. il tramonto.
la stessa malinconia.
l'arancione.
situazioni che potrebbero essere il contesto interiore ideale per un autoritratto a cui pensavo per caso prima. io che indosso un maglione leggero con le maniche lunghe a coprire parte delle mani, seduto su un muricciolo a ridosso di un burrone o qualcosa di simile. la gamba destra piegata, l'altra distesa. e una sigaretta in bocca, tenuta con la mano sinistra.
l'immagine poetica che ho di me.

giovedì 19 gennaio 2006

tu mi stillicidi...

così pensavo fino a ieri.. in pratica, vederla e parlarci, affettuosa com'è, è sempre un devasto, da quando ha il ragazzo.. sperare di incontrarla poi, è continuare a farmi male (o, come avevo scritto: sperare di tangerti è affondare dentro me). Poi ieri, una di quelle cose che i film hollywoodiani e non solo presenterebbero come un segno che cambia la vita: la vedo, ci parlo un po', la saluto e le dò un buffetto sulla guancia.
Ecco.
E siccome per tutta l'infanzia (terminata più o meno 5 minuti fa) la mia mente è stata farcita di holliwoodate, americanate e cose terrene in bianco e nero netto (cui il grigio si oppone con tutte le sue forze) per non uscirne almeno un po' marcia, anch'io in qualche modo, anche se non vorrei, credo che questo buffetto possa essere un segno. sì, perché ho sempre dato al contatto fisico (non pensare male, intendevo roba tipo una pacca sulla spalla o appoggiare la mano sull'avambraccio dell'altro) un valore molto importante che fa la differenza in un rapporto di conoscenza o amicizia. un contatto fisico con una persona o di una persona lo sento come fiducia, o complicità tra amici. Ed ecco che il buffetto avrebbe catalogato lei come amica.
Condizionale.
Perché grigio è rimbalzare tra il bianco e il nero. quando invece le magie e superstizioni a buon mercato di Hollywood e delle fiction hanno la presunzione di essere tinte assolute. e guarda caso sempre bianche.

venerdì 13 gennaio 2006

una percentuale di alcool nel sangue superiore allo 0.5%..

-entro certi limiti, provoca quella strana maniera d'essere per cui dico e faccio esattamente quello che dovrei dire o fare ma non me ne fa essere consapevole
-entro certi limiti, aiuta la mia facoltà di ricerca di traiettorie imprevedibili ma sensate pur di evitare le strade in cui ci possano essere polizia o carabinieri. Condizione indispensabile: guidare.
-se dovuta a birra, mi stimola fin troppo la diuresi
-stasera mi ha fatto sentire meno gay di quanto pensassi, e la cosa mi ha fatto piacere, perché, se in vino veritas..
-stasera mi ha reso più alieno del solito dal mio corpo fisico e ha fatto sì che il tizio che mi sono trovato innanzi guardandomi allo specchio mi sembrasse giusto qualcuno che conoscevo di vista. è disarmante pensare che l'altro, per te, è un misto di emozioni che sottosta sempre e comunque ad un'immagine, e renderti conto che invece tu non hai un'immagine di te stesso.
o peggio, non la riconosci.

la birra Bud è troppo gassata per i miei gusti.

domenica 8 gennaio 2006

cento colpi di spazzolino prima di andare a dormire

la citazione apparentemente sbagliata in realtà tira in ballo un indovinello a doppio senso (http://michelearmand.altervista.org/indovinello.htm) e il tutto qui - e dico tutto - cade a fagiolo.
A quasi un giorno di distanza, una parte di me è ancora sconvolta, una ancora insoddisfatta, una ancora compiacente, una ancora non ha realizzato che sia successo davvero ed è illusa che non può essere stato altro che un sogno.
Insomma.
Ieri sono andato piuttosto vicino al mio primo rapporto sessuale.
Diciamo anche che, se fossimo stati ubriachi, probabilmente entrambi saremmo andati ben oltre quel quasi-petting (quasi perché non c'è stato il minimo bacio o contatto con le parti sessuali) che invece è stato.
Dicevo, ieri sono andato piuttosto vicino al mio primo rapporto sessuale. e me ne frego se ci sono ragazzini che mi battono alla grande in età, sono sempre stato un sostenitore del sesso procreativo, quindi post matrimoniale. Ma non è di questo che voglio discutere, e comunque le mie belle teorie hanno pigliato una bella batosta. Non che si siano rivelate fallaci, sono stato io a non seguirle.
Io, eterno sfidanzato, che circa venti ore fa stavo sul divano, inattivo ma nemmeno ostile alle palpate del mio migliore amico, nate da una cazzata, prolungate, giustificate come uno scherzo.
Probabilmente non ci ammetteremo mai a vicenda che la cosa ci è piaciuta, ma forse è meglio: io voglio finirla qui. ok che l'omosessualità c'era già nell'antica Grecia e a volte c'è pure nel mondo animale, ma la mia, per quanto poi continui a lusingarla, alla fine è sempre qualcosa che non vorrei, io che sogno (ma non riesco a immaginarmi) una ragazza che sarà una moglie che mi darà dei figli.

ok, ho detto tutto.
e l'ho detto.
aiuto.

sabato 7 gennaio 2006

non so che titolo mettere visto che parlo di più cose

1. Dovrei rivalutare Renato Zero. O l'ho già fatto. Ma solo per i testi, alcuni dei quali sono davvero profondi e toccanti. Ieri ho avuto un'ennesima riconferma. Della melodia della linea vocale non posso giudicare obiettivamente, non mi è mai piaciuta (giudizio personale), mi è sempre sembrata troppo piagnucolona, come troppo eccentriglam il suo background, per non parlare de "I migliori anni della nostra vita", canzone-tipo per cover di cantanti mediocri, cantanti dei tempi andati o cantanti resident più o meno improvvisati a trasmissioni del genere di Buona Domenica o Cominciamo Bene (per quanto la seconda, prima dell'arrivo di Frizzi, non era del tutto da buttare..)..
In definitiva, salvare i testi e buttare il resto, perché: o rock (cioè, quellocheimediachiamanorock, ovvero rock, punk e metal per citare solo i pilastri maggiori intorno a cui ruotano miriadi di tonalità) o niente.
2. è triste accorgersi che i tuoi amici ti considerano meno di un altro
mica che devo avere la presunzione di essere al centro dell'attenzione, non ci riuscirei, non sono trascinante, non so fare il tipo brillante, ma ci sono stati chiari sintomi - l'ultimo poco fa - i quali mi fanno pensare che, agli occhi degli altri, valgo meno dell'altro in questione. e questo solo perché non so fare rumore e mettermi al centro; perché per il resto, non mi sembra di aver fatto meno, forse alcune volte ho fatto anche più dell'altro, eppure mi pare di essere completamente in ombra rispetto a lui. anzi, i fatti dichiarano che sono nell'ombra.
non so, forse a livello inconscio è il mio ego che vuole emergere e fa leva per farmi essere cattivo e dire: "ho diritto all'affetto dei miei amici", ma pure, è difficile trovare il modo di stare bene quando hai questa poca (auto?) considerazione..
poi ci sono pure influssi traversi di necromania e manie di persecuzione che mi fanno pensare a cose tipo la strage di bambini di Beslan, quando i terroristi dissero alle madri che potevano uscire dalla scuola portando con sé non più di un proprio figlio. e penso che in situazioni analoghe io resterei nella scuola.
ho bisogno di sentirmi amato da qualcuno. volendo anche da un "qualcuno" con la Q maiuscola, ma forse al momento non lo sentirei, chiuso in un mio altro egoismo..